Casetta di Tiara
FotoCasetta di Tiara è un piccolo e suggestivo borgo situato nell'Appennino Tosco-Romagnolo, a metà strada tra i comuni di Palazzuolo sul Senio e Firenzuola. Questo luogo remoto, incastonato tra verdi boschi e dolci colline, si trova lungo la valle del torrente Rovigo, un affluente del fiume Santerno. La sua posizione strategica, al confine tra Toscana ed Emilia-Romagna, ne ha fatto nei secoli un punto di passaggio e incontro tra culture, mestieri e tradizioni. Il toponimo “Casetta di Tiara” sembra avere radici medievali. Il termine “Casetta” probabilmente si riferisce alla presenza di un piccolo insediamento o rifugio, mentre “Tiara” potrebbe derivare dal latino Tegularia, che indicava una zona ricca di tegole o pietre utilizzate per costruzioni, una risorsa locale importante. Altre interpretazioni collegano il nome a un’antica famiglia nobile o a un legame con la forma circolare delle colline circostanti, simile a una “tiara”, il copricapo simbolo di regalità o sacralità. Casetta di Tiara è legata anche alla presenza di due figure di spicco della letteratura italiana: Dino Campana e Sibilla Aleramo. Il poeta visionario e l'intellettuale femminista si incontrarono nella zona durante il periodo della loro tormentata relazione. I due erano soliti passeggiare lungo i sentieri di questa valle, e si dice che proprio qui Campana abbia trovato ispirazione per alcuni passaggi dei suoi celebri Canti Orfici. Il paesaggio aspro e selvaggio di Casetta di Tiara rifletteva il carattere ribelle e passionale del poeta, contribuendo a rendere questa località un luogo emblematico della sua poetica. Sibilla Aleramo, d’altro canto, ha lasciato tracce della sua esperienza in queste terre nei suoi scritti, evocando il fascino di un mondo isolato e lontano dalla modernità. Il loro legame, pur breve e tumultuoso, resta immortalato nelle atmosfere che ancora oggi si respirano nel borgo. Un altro personaggio che ha lasciato un’impronta indelebile su Casetta di Tiara è Don Rodolfo Cinelli, lo storico parroco del borgo. Amato e rispettato dagli abitanti, Don Cinelli fu una figura carismatica e di riferimento per la comunità, specie nel periodo della seconda guerra mondiale. Non solo si occupava della cura spirituale, ma promuoveva iniziative per migliorare la vita quotidiana dei residenti. Ancora oggi, la memoria di Don Cinelli vive nei racconti degli anziani del borgo e nei documenti della parrocchia locale. La storia di Casetta di Tiara è profondamente legata alla sua collocazione geografica. Nel Medioevo, il borgo si trovava lungo un importante tracciato di transumanza e di scambi tra le due regioni, e la sua economia si basava principalmente sulla pastorizia e sull’agricoltura. I suoi abitanti erano famosi per la lavorazione della lana e per la produzione di castagne essiccate, un alimento fondamentale nella dieta appenninica. Durante la Seconda Guerra Mondiale, la valle e i suoi piccoli centri furono teatro di scontri e rifugi per partigiani. Casetta di Tiara non fu risparmiata dal passaggio delle truppe tedesche e dagli eventi legati alla Linea Gotica. Ancora oggi, nei boschi circostanti, è possibile imbattersi in vecchie mulattiere e resti di rifugi utilizzati in quel periodo. Un aspetto curioso della vita quotidiana di Casetta di Tiara è legato al suo isolamento durante i rigidi inverni appenninici. Fino alla metà del Novecento, gli abitanti vivevano quasi completamente autosufficienti, condividendo risorse e organizzandosi comunitariamente per affrontare le difficoltà. Questo spirito di solidarietà è rimasto vivo nei pochi residenti che ancora oggi abitano il borgo. A livello naturalistico, i dintorni offrono un panorama mozzafiato, con sentieri che attraversano boschi di castagni e querce, ideali per escursioni e passeggiate a cavallo. Nei pressi del torrente Rovigo, si possono ancora trovare vecchi mulini e resti di carbonaie, testimonianze di antichi mestieri. Un aneddoto curioso riguarda invece una tradizione popolare legata al Natale: fino agli anni ’50, gli abitanti si riunivano attorno al grande ceppo ardente nel camino della casa più grande del borgo, cantando e raccontando storie fino all’alba, in una celebrazione collettiva che simboleggiava l’unione della comunità.
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Raggiungibile attraverso i seguenti percorsi

Percorso 4
Il Mugello nella letteratura
Da Dante a Dino Campana, passando per Carducci, attraverso secoli di grandi letterati