Cascata dell'Acquacheta
FotoLa Cascata dell’Acquacheta è una delle meraviglie naturali più suggestive del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna. Situata nel cuore dell’Appennino Tosco-Romagnolo, questa cascata offre un panorama mozzafiato e un’esperienza immersiva nella natura incontaminata. Il fiume Acquacheta, affluente del Montone, scorre tra boschi di faggi e querce, regalando scorci spettacolari e un’atmosfera di pace e serenità. L’Acquacheta si distingue per il suo salto d’acqua di circa 90 metri, che si getta con fragore tra le rocce modellate dall’erosione millenaria. Durante le stagioni più piovose, la cascata mostra tutta la sua imponenza, con un flusso d’acqua abbondante che crea giochi di luce e suoni suggestivi. Il paesaggio circostante è caratterizzato da una rigogliosa vegetazione, con sentieri che permettono escursioni di varie difficoltà, offrendo viste panoramiche uniche. Nelle immediate vicinanze si trova anche una piccola cascata sotto i Romiti, meno conosciuta ma molto suggestiva, che arricchisce ulteriormente il fascino del luogo. Il nome "Acquacheta" deriva dalla caratteristica peculiare del fiume che, prima di gettarsi nella cascata, scorre placido e silenzioso per poi precipitare fragorosamente nel salto principale. Questo contrasto tra quiete e impetuosità ha affascinato nei secoli viaggiatori, poeti e artisti, che hanno trovato ispirazione nella sua bellezza. Uno degli aspetti più affascinanti della Cascata dell’Acquacheta è il suo legame con la letteratura italiana. Dante Alighieri, durante il suo esilio in Romagna, ebbe modo di visitare questa meraviglia naturale e ne rimase profondamente colpito. Il Sommo Poeta menziona l’Acquacheta nel XVI canto dell’Inferno della Divina Commedia, paragonandola al Flegetonte, il fiume infernale che precipita nella settima bolgia con un fragoroso salto: "Come quel fiume c’ha proprio cammino prima da Monte Veso inver’ levante, da la sinistra costa d’Apennino, *che si chiama Acquacheta suso, avante che si divalli giù nel basso letto, (e a Forlì di quel nome è vacante), rimbomba là sovra San Benedetto de l’Alpe per cadere ad una scesa dove dovea per mille esser ricetto."* Con questi versi, Dante immortala la cascata e la sua potenza evocativa, rendendola un punto di interesse storico e culturale per gli appassionati di letteratura. A pochi chilometri dalla cascata si trova San Godenzo il borgo dove Dante soggiornò durante il suo esilio e partecipò al celebre convegno guelfo del 1302.
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Raggiungibile attraverso i seguenti percorsi

Percorso 4
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