Museo del Beato Angelico

Punto di Interesse

Museo del Beato Angelico

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Il Museo Beato Angelico nasce da una fine: quella del mondo contadino mezzadrile, una forma di vita che per secoli aveva caratterizzato il territorio mugellano. L’abbandono delle case provocò negli anni ‘60 quello di molte chiese: non più luoghi di culto e, quindi, di tutela adeguata dell’arte sacra conservata al loro interno. Da qui l’esigenza di un Museo. Di arte sacra e religiosità popolare perché dipinti e arredi liturgici si sono intrecciati nel tempo con la vita religiosa di una comunità. Il museo ha inteso valorizzare la “bellezza” individuale degli oggetti esposti evidenziandone nel contempo i rapporti con l’insieme della cultura locale: nella logica del “Museo Diffuso”, che considera i temi trattati in sale e vetrine come altrettanti inviti a ritrovarli e approfondirli nella realtà del territorio. Emblematica la stessa dedica al Beato Angelico, soprattutto se centrata, più che sulla casualità della sua nascita in Vicchio, sul senso profondo del suo stile: di nobiltà popolare e semplicità complessa. Il percorso di visita si apre con una sorta di ‘indice’ che anticipa i temi trattati negli spazi successivi: dalla molteplice e diversificata presenza del “segno della croce” (croci preziose e croci che stavano sui covoni del grano) al tempo lungo del sacro (ex voto etruschi e sette-ottocenteschi), dal recupero e restauro di opere rubate a sculture che rimandano alla devozione popolare quanto alla qualità estetica (busto di Andrea della Robbia). Le pievi sono state importanti per la storia e l’organizzazione anche sociale del territorio mugellano: una mappa ne ricostruisce la distribuzione mentre sono organizzati per omogeneità di provenienza dipinti e arredi liturgici. Notevoli soprattutto un anfifonario, vari calici e ostensori, una Annunciazione del Furini e la Sacra famiglia dello Hugford. Pellegrinaggi e processioni confermavano la presenza del sacro nel territorio: una gigantografia ne rievoca l’atmosfera, precisata e arricchita dai tabernacoli di Campestri e Rupecanina e dai segni della presenza delle Compagnie (cappe, registri degli iscritti). Al fascino delle opere segue una pausa documentaria: sedendosi a un tavolo di archivio parrocchiale è possibile consultare brani tratti da stati d’anime, diari di parroci, visite pastorali. Sul fondo della sala un diaporama dilata lo spazio del museo archiviando e proponendo immagini delle varie tipologie architettoniche religiose visitabili nel territorio. Nel panorama socio religioso mugellano numerose sono le opere legate a committenze illustri, anche ma non solo medicee. L’ambiente di sacrestia è stato ricostruito con paramenti sacri e candelabri sono esposti all’interno di mobili originali una volta addensati nelle sacrestie. Il percorso si conclude in uno spazio al cui interno le opere sono disposte alludendo alla loro collocazione originaria: all’inizio un fonte battesimale e una campana del XIII secolo, ai lati gli altari (uno dedicato al culto mariano) con arredi diversi e dipinti: tra cui la Vergine con Santi e Profeti del Maestro di Montefoscoli.


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Raggiungibile attraverso i seguenti percorsi

Percorso 6

I Pilastri della Fede

Durata3/4 giorni
Lunghezza73 KM
DifficoltàDifficile

I grandi sacerdoti mugellani che in modo diverso hanno segnato la Chiesa e le nostre abitudini. L’abate del Buonsollazzo, Montesenario, Monsignor Della Casa, Monsignor Bartolucci, Don Milani

Percorso 7

Il Mugello dei grandi pittori

Durata2/3 giorni
Lunghezza61 KM
DifficoltàMedia

Giotto, Beato Angelico, Andrea del Castagno, Annigoni e i paesaggi che li hanno ispirati