Covigliaio

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Il Covigliaio è una frazione del comune di Firenzuola, situata a circa 800 metri di altitudine, tra il Passo della Futa e quello della Raticosa, ai piedi del monte Beni. Con meno di cento abitanti, il borgo è un angolo tranquillo dell'Appennino tosco-emiliano, ma anche un luogo di rilevanza storica e culturale. Collocato sulla Strada statale 65 della Futa, un tempo era parte della principale via di comunicazione tra Bologna e Firenze, diventando una tappa obbligata per chi attraversava l'Italia in direzione del sud. La sua posizione privilegiata lo ha reso, nei secoli, una meta di sosta per numerosi viaggiatori e personaggi illustri. Il paese è noto per la qualità dell'aria fresca e salubre, e per le sue acque benefiche, che ne fanno una meta estiva apprezzata. Il panorama che si gode dalla frazione, che si affaccia sulla valle del Santerno e sulle montagne circostanti, è mozzafiato. La sua storia si intreccia con eventi significativi, in particolare durante il periodo risorgimentale, quando il passo divenne una via di transito per patrioti e protagonisti dell’unità d'Italia. Il cuore del paese è segnato dalla Chiesa di San Matteo e Santa Cecilia, consacrata nel 1860, che ospita un altare policromo, donato dal granduca Leopoldo II di Toscana tra il 1628 e il 1641. Nei dintorni si trova l'Oasi di Covigliaio, un'area protetta che ospita una fauna locale variegata, tra cui mufloni, daini e scoiattoli. Il nome "Covigliaio" potrebbe derivare dal termine "coviglio", che richiama l'idea di un rifugio o nascondiglio, simbolico del suo ruolo di tappa obbligata per chi attraversava l'Appennino. Dal Medioevo fino ai giorni nostri, il passo ha visto il passaggio di numerosi personaggi storici, tra cui re, regine, poeti e scrittori, nonché di leggendari protagonisti come Garibaldi e Napoleone. Il Covigliaio è stato anche un luogo di rifugio e di incontro per chi era in fuga o alla ricerca di riposo. Nel 1848, Garibaldi vi si fermò durante il suo viaggio verso la Repubblica Romana. Tuttavia, uno degli episodi più significativi è legato alla nascita del tricolore italiano. Nel 1794, due studenti, Zamboni e De Rolandis, rifugiatisi a Covigliaio dopo aver organizzato un volantinaggio contro il papato a Bologna, crearono la prima versione della bandiera italiana, un simbolo di una nuova Italia. La loro impresa, un atto simbolico, fu un momento cruciale nella storia dell'unità d'Italia. Durante i lavori di ristrutturazione dell’albergo locale, che ora ospita una residenza per anziani, fu rimossa una lapide scritta da Giosuè Carducci che celebrava l'eroismo di Zamboni e De Rolandis. Una copia di questa lapide si trova oggi nell'atrio dell’Università di Bologna. Il Covigliaio ha anche un forte legame con la cultura del Grand Tour, il viaggio che, tra il XVIII e XIX secolo, attirava aristocratici e intellettuali europei in cerca di esperienze culturali in Italia. Le osterie del borgo erano famose per la loro accoglienza e per le storie che circolavano tra i viaggiatori. Tra gli illustri scrittori che vi si fermarono, ci furono Walter Scott e Fenimore Cooper, autori di leggendari romanzi storici come Ivanhoe e L'ultimo dei Mohicani. Il marchese de Sade visitò il Covigliaio, ma non sembrò apprezzare la cucina locale, a differenza delle dame inglesi del Grand Tour, che raccontavano storie di viaggi e avventure tra un piatto e l’altro. Le leggende sulle osterie non mancano: si dice che alcuni pellegrini venissero uccisi durante la notte per il denaro che portavano con sé, aggiungendo un'ombra sinistra alla bellezza del luogo. Un altro capitolo fondamentale della storia del Covigliaio è legato a Napoleone, che percorse la "Via Napoleonica" durante le sue campagne. Il passo era una delle principali rotte per chi attraversava l'Appennino in direzione di Firenze o Bologna. Fino all’avvento delle moderne autostrade, Covigliaio era una tappa importante per i viaggiatori. Il suo "Albergo della Posta", fondato nel XVII secolo, era inizialmente una stazione di posta, poi divenne un luogo di accoglienza per numerosi personaggi illustri, tra cui Re Ferdinando I delle Due Sicilie, Carlo Alberto di Savoia, lo Zar Nicola I di Russia, e Papa Pio IX. Nel XX secolo, l’albergo cambiò nome in "Hotel Gianna" dopo essere stato noto come "Hotel Baglioni" e "Hotel Du Parc", accogliendo anche personaggi come Tyrone Power e Re Faruq d'Egitto. Il Covigliaio non è, dunque, solo un luogo di passaggio, ma un crocevia di storie che raccontano la nascita dell’Italia moderna. Ogni angolo di questo borgo custodisce la memoria di un lungo cammino verso l’unità, dalle gesta del Risorgimento alla creazione del tricolore, passando per la tradizione culturale del Grand Tour. Il Covigliaio è, dunque, un microcosmo che racconta non solo il passato di un piccolo paese, ma anche la grande storia di una nazione.


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Loste di Covigliaio – Testo: Serena Pinzani, Voce recitante: Marco Paoli


Raggiungibile attraverso i seguenti percorsi

Percorso 8

Il sentiero del Risorgimento

Durata5/6 giorni
Lunghezza128 KM
DifficoltàDifficile

Rocambolesche avventure, fughe e aneddoti ai tempi dell’unità d’Italia che si intreccia con i percorsi del Gran Tour