Siamo a pochi chilometri dal Passo della Raticosa, sul crinale dell’Appennino Tosco-Emiliano, una terra antica lungo la strada che conduce a Piancaldoli, dove si staglia, imponente e inconfondibile, il celebre Sasso di San Zanobi (chiamato anche Sasso di San Zenobi in Emilia-Romagna). Questo masso, dalle caratteristiche uniche, si trova nella valle del torrente Diaterna, nei pressi di Caburaccia, nel comune di Firenzuola. Oltre al valore geologico e naturalistico, il Sasso è testimone di una lunga storia: nei suoi pressi sorgeva la chiesetta di San Zanobi, documentata nel libro delle decime del 1299, ma distrutta durante il passaggio della Seconda Guerra Mondiale. Inoltre, nell’area si trovava anche una rocca appartenente alla potente famiglia degli Ubaldini, signori del Mugello e dell’Appennino tosco-romagnolo. Dal punto di vista geologico, il Sasso di San Zanobi è un’ofiolite, termine che deriva dal greco ofis (serpente) e lithos (roccia), per via delle striature verdastre e violacee che lo percorrono. Le ofioliti sono frammenti di antica crosta oceanica che, scampati alla distruzione in aree di subduzione, sono stati sollevati e trasportati sopra un margine continentale. La sua origine era basaltica, ma nel corso del tempo ha subito fenomeni di metamorfismo, con la formazione di minerali come serpentino e talco. Questo lo rende un reperto geologico di grande importanza: il Sasso di San Zanobi è infatti un frammento di crosta oceanica formatosi circa 150 milioni di anni fa, ben 60 milioni di anni prima rispetto alle rocce circostanti. Nei pressi del Sasso si trovano anche altre due importanti formazioni ofiolitiche come il Sasso della Mantesca, dai riflessi blu e bianchi, e il Sasso delle Macine, altra imponente roccia legata alla storia della zona. San Zanobi è una figura centrale nella tradizione cristiana toscana. Vescovo di Firenze tra il IV e il V secolo, fu un grande evangelizzatore della regione, portando la parola del Vangelo anche nelle zone più impervie dell’Appennino. Secondo la tradizione, incontrò Sant'Ambrogio di Milano proprio vicino a Malomonte, mentre si trovava nella zona per la sua opera pastorale. Dopo quell’incontro, si dice che le sue forze raddoppiarono e che riuscì a ottenere numerose conversioni tra la Diaterna, Caburaccia e l’Idice. Come ogni luogo avvolto nel mistero, anche il Sasso di San Zanobi è legato a una suggestiva leggenda. Si racconta che il Diavolo, preoccupato per il crescente numero di conversioni ottenute da San Zanobi, convocò un concilio infernale per fermarlo. Per riuscirci, propose al santo una gara di forza: entrambi avrebbero dovuto trasportare un enorme macigno dall’Idice fino alla cima della collina. Chi avesse trasportato il sasso più lontano avrebbe ottenuto il diritto sulle anime degli abitanti della zona. San Zanobi accettò la sfida e si affidò a Dio. Il Diavolo, con fatica, sollevò un grosso macigno e si mise in cammino. San Zanobi, invece, prese un sasso molto più grande, ma con leggerezza lo sollevò con un solo dito mignolo, trasportandolo ben oltre il punto raggiunto dal Maligno. Vedendosi sconfitto, il Diavolo si infuriò e scagliò il proprio macigno con rabbia, facendolo frantumare tra fuoco e fiamme. Questo frammento è oggi conosciuto come il Sasso della Mantesca, situato nella vicina Valle del Sillaro. Grazie alla vittoria della sfida, San Zanobi riuscì a convertire gli abitanti della regione, assicurandosi che la fede cristiana radicasse profondamente nelle valli dell’Appennino. Ogni anno, la comunità locale mantiene viva la memoria del santo con la Festa di San Zanobi, che si celebra la prima domenica di luglio, proprio ai piedi del Sasso. Questo evento è un’occasione per rievocare la storia, la fede e le tradizioni che hanno reso questo luogo speciale. Oltre alle sue antiche leggende, il Sasso di San Zanobi è legato anche a una vicenda storica ben più recente: la Trafila Garibaldina. Nel 1849, dopo la caduta della Repubblica Romana, Giuseppe Garibaldi fu costretto a fuggire attraverso l’Italia centrale per evitare la cattura da parte degli Austriaci e degli Stati Pontifici. La sua lunga e rocambolesca fuga lo portò a cercare rifugio nelle zone più impervie dell’Appennino. Si racconta che, nel suo tentativo di attraversare il Mugello, Garibaldi passò proprio dal Sasso di San Zanobi, sfruttando il difficile territorio per sfuggire ai suoi inseguitori.
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Zanobi – Testo: Serena Pinzani, Voce recitante: Marco Bianchini
Raggiungibile attraverso i seguenti percorsi

Percorso 8
Il sentiero del Risorgimento
Rocambolesche avventure, fughe e aneddoti ai tempi dell’unità d’Italia che si intreccia con i percorsi del Gran Tour