Lapide Martiri di Campo di Marte
FotoNel cuore del Mugello, dove la terra parla di lavoro, di fatica e di speranza, il Circolo 12 Maggio delle Caselle, nel comune di Vicchio, custodisce una lapide che racconta una storia di sacrificio e di lotta. Non è solo un pezzo di marmo incastonato in un muro, ma un monito inciso nella memoria collettiva, il segno tangibile di un dolore che non si è mai spento. Qui durante la Seconda Guerra Mondiale l’occupazione nazifascista lasciò ferite profonde. Le Caselle furono uno dei tanti scenari in cui la resistenza si scontrò con la violenza del nemico. I boschi, le case coloniche, i sentieri che attraversano queste colline furono teatro di scontri tra le brigate partigiane e l’esercito nazifascista, che reagì con spietate rappresaglie contro la popolazione civile. È in questo contesto che si consumò il destino di Aleandro Corona, Ottorino Quiti, Antonio Raddi, Adriano Santoni e Guido Targetti. Uomini del popolo, giovani che lavoravano nei campi e nelle botteghe, ma che non si piegarono alla paura. Accusati di collaborare con i partigiani, vennero catturati, condannati a morte e fucilati nel marzo del 1944 al Campo di Marte, a Firenze. Un’esecuzione esemplare, un atto di terrore con cui i nazifascisti volevano spezzare la resistenza locale. Ma quella violenza non riuscì a cancellare la loro scelta di dignità e coraggio. La lapide, con le sue parole scolpite, è oggi una testimonianza di questo sacrificio. Ricorda che quei cinque uomini furono strappati ai loro cari, alla loro terra, ma che non tradirono mai i loro ideali. Libertà, democrazia, pace: parole semplici, che allora significavano rischiare la vita. E che oggi, grazie a quel sacrificio, rappresentano un’eredità da custodire. Vicchio non dimentica. Ogni anno, la comunità si ritrova davanti a quella pietra per rendere omaggio a chi ha dato la vita per un futuro migliore.
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Raggiungibile attraverso i seguenti percorsi

Percorso 9
Il Mugello che non si arrende
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