Santa Maria a Pulicciano

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Santa Maria a Pulicciano

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La Chiesa di Santa Maria a Pulicciano sorge su un colle che domina la valle dell’Ensa, testimone silenziosa di secoli di storia e fede. Un tempo parte integrante della rocca medievale, il cui valore strategico fu riconfermato persino da Federico II nel 1220, la chiesa affonda le sue radici nel XIII secolo con il nome di Santa Maria in Castello. Il luogo di culto, legato alle vicende della Repubblica Fiorentina e protagonista di eventi bellici tra guelfi e ghibellini, si ritiene possa aver visto anche la presenza di Dante Alighieri durante gli scontri del 1303. Tra gli episodi storici che la chiesa conserva nella memoria, un evento significativo è l'assalto e la fuga di Scarpetta degli Ordelaffi e dei fuoriusciti fiorentini nel marzo del 1303. In occasione dei 600 anni dalla morte di Dante (1321-1921), è stata realizzata una targa sulla facciata della chiesa, a testimonianza di quel momento drammatico. Tra i fuoriusciti vi era anche Dante, che fu ospitato da Scarpetta e ricoprì un ruolo come segretario. Lo stesso anno, la battaglia presso Castel Pulicciano vide contrapporsi due forze guidate entrambe da uomini originari di Forlì: Scarpetta per i fuoriusciti fiorentini e i ghibellini, e Fulcieri da Calboli per Firenze. Questo episodio si inserisce nel contesto di una guerra che coinvolgeva le potenti famiglie e i conflitti tra le fazioni guelfe e ghibelline, che segnarono profondamente la storia del tempo. L’aspetto attuale della chiesa è il risultato di numerosi interventi susseguitisi nei secoli, tra cui quello significativo di don Lorenzo Pananti nel Seicento e il restauro ottocentesco voluto dal priore Gioacchino Materassi. La facciata a capanna, con un’elegante croce metallica sull’apice e un oculo circolare, è impreziosita da un raffinato portale in pietra serena che riporta la data 1898. Sopra l’ingresso spicca una splendida lunetta in maiolica policroma, realizzata nel 1927 su disegno di Galileo Chini, raffigurante l’Assunta incorniciata da una scenografica veduta del borgo e della chiesa. Varcata la soglia, l’interno offre un’atmosfera raccolta e armoniosa, caratterizzata da una navata unica con copertura a capriate lignee e pavimento in cotto disposto a lisca di pesce. Gli arredi e le decorazioni, frutto del rinnovamento secentesco, conferiscono all’ambiente una sobria eleganza. Gli altari laterali, in pietra serena, custodiscono opere di grande pregio: sulla destra, spicca una tavola della Vergine col Bambino tra Santa Brigida e Santa Lucia, attribuita a Giovanni Balducci e datata 1611, mentre poco oltre si trova un dipinto di scuola fiorentina seicentesca raffigurante il Cristo Crocifisso tra San Sebastiano e San Francesco. Sul lato sinistro, il primo altare ospita la Madonna della Cintola tra Sant’Agostino, Santa Brigida, Santa Caterina e San Niccolò da Tolentino, un’opera di scuola fiorentina del 1654, mentre il secondo conserva una raffinata Annunciazione di Orazio Fidani, datata 1630. Tra i tesori più affascinanti della chiesa vi è il gruppo in terracotta policroma del Compianto su Cristo morto, noto anche come “le Verginelle”, attribuito all’ambito di Benedetto Buglioni e databile alla fine del XV secolo. L’opera, originariamente conservata nell’adiacente oratorio della Compagnia, fu trasferita all’interno della chiesa nel 1984 per garantirne una migliore conservazione. Nel presbiterio, l’attenzione si concentra sulla grande pala d’altare raffigurante l’Assunzione di Maria con i Santi, una tempera su tavola della seconda metà del Cinquecento attribuita alla cerchia di Santi di Tito, incorniciata da un’imponente struttura in pietra serena con colonne e capitelli compositi. Altri dettagli preziosi arricchiscono il complesso, come il fonte battesimale ottagonale realizzato nel 1922 da Padre Edoardo Rossi, il pulpito ligneo eseguito nel 1909 dall’artigiano Giuseppe Romagnoli e una piccola maiolica cinquecentesca con l’Annunciazione, proveniente dalle antiche fornaci di Cafaggiolo. Poco distante dalla chiesa, un sentiero conduce all’oratorio della Compagnia della Vergine Annunciata, custode di uno splendido affresco di Mariotto Albertinelli, risalente alla fine del Quattrocento.


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